mercoledì 4 luglio 2012

Quella cosa chiamata Cammino


Cammino. Con la "C" maiuscola. Presente indicativo. Prima persona. Io. Nessuna forma di egocentrismo però, badate bene. Solo una premessa fondamentale. Perché "io cammino" è la "conditio sine qua non" per ogni primo passo e per tutti quelli che seguiranno. Il cammino lo si fa di persona. E' l'egoismo che si trasforma in dono. Si cammina anche per altri. Si cammina con altri. Ma si cammina. Io cammino.

Cammino. Un insieme di passi e di persone. Un insieme di esperienze e storie. Accorparsi rumoroso di silenzi. Giorni di nulla che assordano.
Cammino. Quella cosa che parte da un punto e finisce inesorabilmente lì. Dove altro ha inizio. O almeno dovrebbe. Lì perché c'è una chiamata.
Lì perché
Cammino.
Cammino.



Che poi può iniziare più lontano, più vicino. E in questo caso la fortuna è dover camminare tanto. La fortuna del tempo.
Il poter scandire i passi. Belli sciolti.
Cammino.
L'inizio poi non è mai facile. Un venire al mondo e doversi adattare. Capire il funzionamento di quel meccanismo misterioso e affascinante. Pensare che l'alba sia presto, capire che sarai già in Cammino quando lei arriverà.
Quasi correre. Comprendere l'importanza del ritmo. Portarsi di tutto.
Piegarsi sotto il peso di quello che pensavi ma non è.
Passare nel caos di una Pamplona pronta per i tori, ascoltare il rumore bianco della pala eolica.
Cercare le frecce, indicarle a chi non le vede, fidarsi di chi le ha scorte.
Cammino.
Cammino.
Aprire le porte. Spalancare gli occhi. Tendere le orecchie.
Cammino.
Un goccio di vino alle 7 del mattino.
Una borraccia vuota nelle mesetas.
Cammino.
Cammino.



Partire perché vuoi arrivare. Arrivare perché sei partito. E c'è stato
Cammino.
Solo così puoi arrivare.
Imprescindibile legame tra meta e percorso. Non c'è fine se non c'è stato inizio. Se non c'è stato un 
Cammino.
Una sera di preghiera in 1000 lingue differenti.
Una cena di sorrisi.
Sentirsi a casa
perché la casa è
Cammino.
Polvere e occhi chiusi.
Il caldo che ti prende, il fermarsi perché altrimenti poi non
Cammino.
Dolore alle gambe, miracolose creme che promettono sollievo e poi quel sollievo trovarlo in una parola, in una preghiera.


Questo è
Cammino
Lo splendore delle cattedrali di Burgon e Leon,
il giaciglio in paglia d Manjarin,
il panino mentre aspetti che apra l'ostello,
la pasta liofilizzata
l'afa dell'altopiano
la sottile pioggerellina della Galizia
il non riscure a camminare per le fitte
il sentirsi volare a ogni passo.
Cammino.
Aspettare ed essere aspettati, guardarsi indietro, scorgere all'orizzonte. 
L'arrivo
"Eccomi qua"
L'improvviso sentirsi pieni e svuotati
L'abbraccio all'apostolo
e a tutti quelli incontrati nel
Cammino.
Sei stato, sei e sarai
Pellegrino.



Ultreya!

lunedì 14 maggio 2012

Prendere a calci la storia e trasformarla in leggenda


Premessa: qui si parla, in maniera sdolcinata e assolutamente di parte, di amore. Incondizionato. Assoluto. Profondo. Si parlerà in maniera acritica e faziosa di qualcosa di unico e irripetibile. Ergo, siete avvisati.

 

Lo sappiamo tutti fin dal primo momento: i cicli sono destinati a finire.
Il cuore non lo vorrebbe e a volte si ostina a non accettarlo. Eppure. Eppure inesorabilmente arriva il momento dello "stop". A volte obbligato dagli eventi, a volte suggerito dal fisico che non ce la fa più. A volte perché ad un certo punto è giusto così.
E ieri abbiamo assistito a tutto questo.
A diverse motivazioni della fine di un ciclo. Col cuore che perde un qualche pezzo. E un urlo che (speriamo) tornerà in futuro. Ma tornerà in maniera diversa.



Sentimentalismi del genere in un periodo così posso sembrare stonati. I saggi dicono che ci si bisogna concentrare su ciò che conta. Su una crisi che stritola. Su uno stato sociale allo sbando.
Lo si farà domani. Anche domani. Oggi si rende omaggio a campioni che concludono un ciclo. Che ci hanno fatto sognare e cantare. Incazzare e urlare. Più semplicemente, ci hanno fatto appassionare.


Ci hanno dato quel qualcosa che distrae dai piccoli e grandi guai. Attimi di pura e semplice gioia. Totale. Gridare da svenire. Saltare come non pensavi fosse possibile. Abbracciare chi ti capita a tiro. Perché? Perché loro sono una catena che unisce.
Perché un tackle di Nesta, un contrasto di Gattuso, un gol di Inzaghi sono riusciti a trascendere il mero atto agonistico, diventando battiti del cuore di chi (come me, come noi) li ha amati.
E ora ne saremo orfani. Con ricordi splendidi da accarezzare, in attesa dell'inizio di un nuovo ciclo. Ancora una volta irripetibile. Come lo sono stati quelli passati.


Grazie campioni miei. Sdolcinatamente vi abbraccio con quel "grazie" che si riserva a chi ci ha dato gioie immense. Assieme ci siamo rialzati dopo anni bui. Assieme siamo risaliti là dove tutto si domina dall'alto. Assieme ancora ci siamo inginocchiati di fronte alla notte bastarda. Assieme abbiamo alzato la testa. Assieme abbiamo visto passare gli altri. Assieme abbiamo dimostrato che non saremo mai domi. Assieme abbiamo riso e pianto. Assieme abbiamo vissuto quegli attimi. Assieme abbiamo assistito al vostro superare quella linea di confine tra il giocatore e il campione. Tra la semplice storia e la leggenda.




giovedì 1 marzo 2012

"Pecorella" vs "pecorone"


Succede che un carabiniere viene schernito da un no TAV durante una manifestazione. Succede che il militare non risponde ma rimane lì a beccarsi la violenza verbale del barbuto manifestante. Si, violenza. Gratuita e ingiustificata. Da parte di chi ha sicuramente in casa bandiere multicolore riportanti la parola "pace". Da parte di chi grida al primo schizzetto d'acqua. Salvo poi attaccare vigliaccamente, nascondendosi dietro una barricata.

Succede poi anche che il carabiniere viene chiamato "fuorilegge", quando il vigliacco blocca (assieme ad altri vigliacchi) strade, stazioni etc...spaccando quello che trova sul suo cammino. Forse il carabiniere non sarà un eroe per non aver picchiato il manganello in testa all'idiota. Ma forse il 99% delle persone l'avrebbe fatto. Lui ha dimostrato un'umanità che quel branco di pecoroni, presenti per lanciare pietre senza sapere i perchè del "no" alla TAV, non avranno mai. Basta dire di no. Basta potersi sfogare contro questi tempi difficili. Per poi tornare a casa e lobotomizzarsi assorbendo discorsi insulsi di chi inneggia alla violenza nascondendosi dietro vessilli di pace e tolleranza. Quella tolleranza dimostrata con il democratico gesto del sequestro delle telcamere dei vari TG accorsi da quelle parti, da parte dei tollerantissimi e democratici (nonchè pacificissimi) manifestanti.

Ma ormai eroe è chi è umano, chi non segue un proprio istinto animalesco ma riesce a pensare all'altro. E così l'ormai famoso "salga a bordo cazzo" di De Falco diventa una citazione da tramandare ai posteri, mentre in realtà altro non è che il grido di un uomo che non si abbandona all'ignominia ma che decide. Che agisce. Che riconosce il bene comune come un qualcosa di superiore. Che sceglie. E sceglie non guidato da un istinto. Esattamente come quel carabiniere. Dominato dall'umanità di chi riconosce in quel barbuto pecorone lì davanti un uomo, nonostante gli indizi dimostrino l'esatto contrario.

Eroi nati da un nostro deviare da quello che dovrebbe essere l'ordinario, da quello che dovrebbe essere un uomo. Eroi non eroi, sicuramente più eroici di chi si appende ai tralicci dell'elettricità e rimane fulminato, facendo tutto da solo. Forse chiamarlo "cretinetti" è pesantuccio. Forse manca di rispetto. (anche se l'articolo è da sottoscrivere al 100%) Di certo, nonostante la scossa, non può certo essere considerato un fulmine. Figuriamoci un eroe...


venerdì 10 febbraio 2012

Ricordi?

"1)La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale «Giorno del ricordo» al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.
2)Nella giornata di cui al comma 1 sono previste iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado. È altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende. Tali iniziative sono, inoltre, volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell’Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi, negli anni trascorsi e negli anni presenti, allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica ed altresì a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all’estero."



Immaginatevi poi lo schifo nel constatare come i siti dei maggiori quotidiani italiani non parlino nemmeno per sbaglio della cosa. Sarebbe facile dire "però il giorno della memoria era in taglio alto in home page", perché qui non è questione di più importante o meno importante, qui la cosa è più semplice. Si parla di onestà. Ma pensare che possa esistere in un giornalismo sempre più mediocre e insulso è fantascienza. Lasciando poi stare quella pletora di blog "falcemartellosi" oltre ogni dire che si ostinano a sbianchettare la storia parlando a sproposito di cose che non conoscono, perché è così che deve essere. Non basterebbe tutto il sapone del mondo per lavare l'immonda sporcizia che generano scrivendo tali obbrobri.


In barba alle leggi dello stato (che sono coperta quando serve, inutili gingilli quando invece non si è d'accordo), in barba alle vittime dell'eccidio. Perché la colpa deve essere sempre e solo di una fazione. Perché il mondo si divide in "buoni" e "cattivi", senza vie di mezzo. E i buoni sono sempre gli stessi. 
   
La prossima volta che uscirà la classifica sulla qualità dell'informazione non stupiamoci della sempre più bassa posizione in classifica del nostro BelPaese. Il problema non è la libertà di stampa. E' la volontà di stampa.

venerdì 13 gennaio 2012

I veri mostri sono gli automobilisti, non i SUV


Ieri pomeriggio a Milano il vigile Nicolò Savarino è stato deliberatamente investito e ucciso da un automobilista al volante di un SUV. Il vigile aveva cercato di ostacolare la fuga del guidatore che pochi istanti prima aveva colpito di striscio un anziano. Tragica notizia sulla quale in molti (troppi) hanno voluto speculare demonizzando una volta in più i SUV, dimenticando si tratti di mezzi che non dispongono di una propria coscienza ma sono condotti da esseri umani.


Non si cerca alcuna giustificazione per lo scellerato gesto costato la vita a un uomo innocente, ma si vuole semplicemente spostare l’attenzione dai più o meno massicci “fuoristrada” cittadini, a chi commette effettivamente lo sconsiderato gesto. “SUV uccide vigile” è un titolo che vuole muovere le coscienze verso un giudizio che condanni il tipo di auto, lasciando in secondo piano il vero autore, il guidatore. Come se utilitarie o berline non uccidessero nessuno in caso di incidente.


I SUV sono un bersaglio privilegiato e forse permettono di vendere qualche copia in più o di far salire il proprio sito in cima ai risultati di Google (magie della SEO), ma seguendo questa linea si perde di vista la realtà. Non sono armi, o per lo meno, lo sono allo stesso livello di berline, station wagon, MPV e di qualsiasi altro tipo veicolo. Demonizzarli non serve a fermarli. Solo una vera e propria coscienza da parte di chi guida può evitare incidenti; non SUV assassini ma solo guidatori incoscienti. I veri (e soli) assassini.


martedì 20 dicembre 2011

Eppure..


Onestamente mi colpisce la morte del "caro leader" nordcoreano. Mi lasciano basito le lacrime dell'affranto popolo trasmesse in diretta tv. La disperazione della giornalista che dà la ferale notizia alla popolazione sconvolta. Mi colpisce ogni volta come un regime possa utilizzare i mezzi di comunicazione per passare alla massa il pensiero di un solo uomo, o di un solo partito. Mi fanno riflettere perché qui da noi per anni si è parlato di televisione/radio/stampa/web asserviti alle volontà di un solo uomo, di un solo partito.

Si parlava di omicidio della democrazia.
Eppure...
Eppure (pur non amando e anzi, disprezzando l'operato degli ultimi anni di quell'uomo) quando è caduto in televisione abbiamo visto festeggiamenti in Parlamento, per le strade. Il tutto in diretta TV. Senza censure.
Eppure per anni abbiamo letto/visto/ascoltato di tutto e l'informazione "allineata" resisteva in persone come Minzolini e Fede (e si, dai, pure Vespa). Eppure mi pare che da ogni parte si potessero ascoltare voci "fuori dal coro", che poi, il coro vero e proprio erano loro.
Eppure mi pare che le magagne del caro sessuomane brianzolo non siano state nascoste dai più. Almeno, mi pare.
Eppure quella gran cazzata di editto bulgaro non è ha portato l'effetto sperato. Anzi. Ha creato una cassa di risonanza che in un regime liberticida non ci sarebbe mai stata.

Eppure, eppure "Il  Segretario del Partito Marco Rizzo e il Responsabile esteri Alfonso Galdi , hanno  espresso dolore e presentato le proprie condoglianze al popolo nordcoreano per la morte di Kim Jong-il,  guida della causa rivoluzionaria dell’ideologia Juche e del Partito, dell’esercito e del popolo della Repubblica Democratica Popolare di Corea." (sisi, proprio così, non c'è trucco e non c'è inganno siori e siore)

Una prece.

(nella foto, una rara immagine del successore del caro leader)

giovedì 10 novembre 2011

Beati voi...

Leggo un po' ovunque dotte analisi sull'attuale situazione socio-politico-economica dell'Italia, con gente che sgrana termini tecnici come fossero noccioline e rende edotto il popolino (me compreso). Io leggo "spread" e mi rendo conto che vivevo anche prima di cercare di capire cosa fosse. Se dovessi mettermi qui a spiegare di cosa si tratti direi una miriade di vaccate. So solo che è un indice che indica quanto ce l'abbiamo in quel posto. E ora come ora pare essere davvero in profondità. Ma il dolore si sentiva anche prima.

Poi c'è chi festeggia perché quello lì (finalmente) se ne andrà, come se poi da lunedì tutto fosse destinato a tornare alla normalità e i bund tetteschi non faranno più paura, lo spread tornerà al suo posto e dai rubinetti uscirà Coca Cola. Lui era la mano che ci teneva immersi nella merda, ma non è che ora in automatico arriverà quella che ci tirerà fuori velocemente.


Io so solo che ci sono sempre le tasse da pagare e se vado avanti così chiamo in amministrazione e faccio fare i bonifici direttamente all'erario, così evitiamo la farsa di farmi accreditare uno stipendio che poi finisce ciucciato dallo stato. E' un mio dovere. Ma anche altri mi pare abbiano doveri, quotidianamente disattesi. Quello che avanzano magari poi me lo possono ridare, oppure tenerselo come anticipo dell'anticipo delle prossime tasse. Tanto...per ora il mio guardare al futuro consiste nel pagare già una tranche di tasse del prossimo anno. Ma non mi sento avanti.



lunedì 31 ottobre 2011

Nostalgia nostalgia canaglia

Che poi sono ricominciate anche quest'anno le serie tivvù (si, da più di un mesetto). E io c'ho anche da fare e starci dietro mi diventa un lavoro (e la maledetta vita sociale ogni tanto rovina tutto). Comunque. Sono tante, vecchie e nuove.

Ci sono le solite Big Bang Theory e How I met your mother, 20 minuti alla settimana di sane risate.
Poi c'è la tanto bistrattata Fringe, ennesima creatura del buon JJ, da alcuni bannata come pura fantasssienza alla "X Files", ma poi guardi guardi e c'è molto di più. Prima di tutto attori che "mollami" (prego notare lo slang giovvane che rende questo blog accessibile ai più). Una storia orizzontale/verticale con momenti da strapparsi i capelli. Un finale della terza stagione da lasciarti di fango (e via ancora di slang) e un inizio della quarta che si ok, non si capisce tanto bene dove si voglia andare a parare, ma ci sono Orci, Kurtzman e JJ. Dai fidatevi un po'. E la 4x04 con lui che poi dice a loro che non sanno che prima...arrrggghhh!!!!

Ma nell'universo delle serate dedicate all'autismo da serie TV sono passate (e passano) anche meteore più o meno appariscenti.
Come Flash Forward, abortito dopo una prima e discutibilissima prima stagione, nonostante gli ottimi presupposti. Ma se fai recitare uomini con emiparesi ci credo che non hai successo. E assumere LSD prima di girare ogni episodio può non aiutare. Peccato però.
C'era anche The Event, una promessa troppo grande per essere mantenuta. "Il nuovo Lost!" dicevano. Mapperfavore! Hai una buona storia e la svacchi anche tu come Flash Forward mandando davanti alle telecamere gentaglia, crei un personaggio che dovrebbe essere un nerd fotonico e poi si ritrova a sparare che nemmeno Rambo in 4 films. Mi metti 'sti minchioni di alieni che non si capisce se ci sono o ci fanno. Maddai!! Se speri di far risollevare le sorti del tutto con una Taylor Cole messa lì che non sai nemmeno tu perché (o meglio, lo sai, ma fai il purista e non lo ammetti) ti meriti le peggio cose.
Dal nulla fotonico è comparso anche "Falling Skies"...alieni, spari, esplosioni e botte da orbi. Il lancio mi ha ricordato molto Gabbo nei Simpson. Vuoi spaccare i culi a destra e a sinistra. La gente ti adorerà...e ora mi mancano ancora 2 episodi, e con fatica prima o poi li vedrò. Anche qui il solito problema: attori cani che più cani nemmeno i cani. E una storia da "vvvvolemosssse bbbbene" che ogni 5 minuti ci vogliono massicce dosi di insulina. E il ragazzino disperato per 2 secondi per la perdita della morosa, ma poi arriva l'altra e...(sisi, tira più un...ecco proprio quel detto lì) Ok si, ha i suoi momenti mica male, ma diciamo che si può tranquillamente citare il ragionier Fantozzi e la sua fine critica alla famosa corazzata.
Dalla mente di Spielberg è comparsa anche "Terra Nova", che come dice il buon A_G è un "wannabe Lost" dei poveri (anzi, poverissimi) con dinosauri in CGI che forse anche io con Google SketchUp. Ma poi ci sono i misteri, giungla misteriosa, gente misteriosa, scritte misteriose, cose misteriose...che formano una gran cazzata col botto. E poi c'è la spassosa parte del figlio adolescente che molla la tipa sul pianeta morente con un abbozzo di godimento del tipo "ora smollo 'sta rompipalle e vado a gnocca nel Pleistocene" e nel giro di 2 minuti cucca la più gnocca del pollaio e anche gli ultimi ricordi della sfigatella morente se ne vanno. Anche tra i megasauri tirava più un...sisi, anche lì!

Ci sono poi vie di mezzo come "Person of Interest" che promette bene, ma promette e basta. D'altra parte però se si da una possibilità a Terra Nova allora non si può non continuare anche a guardare il buon Ben (si, per me lui è Ben e basta). E poi nella mid-season inizia Alcatraz. E in cabina di regia c'è JJ. E sul campo c'è Hugo. In caso di tradimento anche da parte sua in attesa ci sono Games of Thrones, Sons of Anarchy e Breaking Bad.

Tutto questo inutile ciarlare per dire che si, Lost mi manca da morire e ogni tanto viaggio sul tubo per guardarmi qualche spezzone e a casa prendo un qualche DVD a caso dal cofanetto. E un po' mi commuovo. E non fate i superiori. Se giudicate vuol dire che non avete visto Lost. E allora siete brutti e cattivi.
E poi, e poi ho rivisto questa puntata.

E poi ho capito che era tutto già scritto da allora.
E poi l'ho riguardata.
E ancora una volta.
E ho capito che il "dopo Lost" è sempre un po' duro.
E che nulla sarà come lui.


lunedì 24 ottobre 2011

Facciamo a chi muore di più?




E' morto un ragazzo. Un motociclista. Uno sportivo. Un personaggio pubblico. Un campione del mondo. Un sicuro futuro campione di MotoGP. Direi che questo è l'ordine corretto per definire Marco Simoncelli, andatosene dopo l'incidente bastardo di ieri.
Come spesso succede in questi momenti i vari social si sono popolati di link, frasi e foto per ricordare il Sic. E i soliti buonisti hanno pensato bene di essere superiori ricordando le vittime del tremendo terremoto che ha sconvolto la Turchia.

La matematica non mi è mai piaciuta (eppure ho fatto lo scientifico) e il "vincono i morti dell'Anatolia perché sono dippiù" mi irrita. Mi irrita il voler risultare "migliori" perché ci si ricorda delle vittime turche piuttosto che di uno che è morto facendo il suo lavoro.
Scusate, ma io sono tra quelli che si commuove per uno come Simoncelli. E non vuol dire che me ne sbatta delle anonime vittime del terremoto. Prego per loro così come prego per il Sic.

Non è più importante, semplicemente lui (assieme a molti altri) "entrava" in casa nostra quasi ogni domenica e ci emozionava. Gli appassionati gioivano e piangevano con lui. Io da par mia mi incazzavo per le sue cadute. E ho sperato che riuscisse a vincere una gara in MotoGP. E ora che non c'è più permettete che il dolore ci sia, per parenti, amici e semplici appassionati.

Non paragono certo i dolori dei tifosi a quello di chi ha perso qualcuno che amava. E non mi importa se per un incidente in gara o per un terremoto. Nessuno si è cercato la morte. E la scomparsa improvvisa genera sempre dolore. In tutti e in modi che nessuno può giudicare.

Nessuno vuole criticare le scelte altrui e il tipo di dolore, lo sconvolgersi per diverse tragedie. Anche per Steve Jobs internet si è popolata di post, status, tweet etc...a ricordo del signore della mela morsicata. Eppure anche quel giorno sono morte persone. Non sotto un terremoto. Ma le tragedie ci sono (aimè) quotidianamente. Eppure ce ne ricordiamo solo quando ne parla un mezzo di informazione. Il silenzio che avvolge le quotidiane morti dei popoli che non fanno notizia sono snobbate. Meglio omologarsi, e non importa a cosa. L'omologazione dell'essere "contro".
E' omologarsi a chi protesta per la pena di morte negli USA, ma si dimentica dell'indefesso lavoro dei boia cinesi. E' il piangere per le vittime civili in Iraq, ma far finta di nulla davanti all'inarrestabile dittatura di uno stato del corno d'Africa.


Io allora preferisco essere coerente nella mia apparente ipocrisia. Postare un mio articolo sulla tragica morte di uno sportivo piuttosto che un link a un articolo di altri sul terremoto turco (che non snobbo nei pensieri).

Mi ricordo però quotidianamente dei fratelli eritrei. E non cerco su internet notizie tragiche di gente anonima per poi pontificare sull'altrui cinismo e ipocrisia volendo fare bella figura. Essere protagonisti dei nostri pensieri e non demandarli alla voglia di essere alternativi. Forse è questo il "segreto" per non risultare bronzei ipocriti del sempre "contro".

lunedì 17 ottobre 2011

Voce del verbo...

Io mi indegno
Tu ti indegni
Lui si indegna
Lei si indegna
Noi ci indigniamo
Voi vi indigniate
Loro si indignano

Tutti assieme spacchiamo le cose a testimonianza della nostra indignazione.

Poi tanto, se i poliziotti mi menano è colpa loro (fascisti di merda). Se non mi menano sono dei poveri pirla inutili. E grazie al cielo c'è chi vuole che tutti noi si sia a libro paga del Governo. E così c'ho il culo parato. E grazie a quelli che indicano le manifestazioni ma non si curano di organizzare un minimo servizio d'ordine. Poveri ingenui. Una protesta sacrosanta, svolta però con la sciocca innocenza di chi vede il male solo da una parte.

Io, nel mio piccolo, mi associo a quanto fatto e detto da alcuni miei contatti di FB: il gruppo degli Esasperados di Carlo e lo status di Riccardo "Indignarsi non basta, senza speranza non cambierà nulla. Vorrei una protesta nuova: gli Impegnati." Ma impegnarsi costa. Indignarsi richiede slogan e poco altro.


venerdì 7 ottobre 2011

Torno eh

Tranquilli. Ci sono. Socialeggio e lavoro. Ma ci sono. E questo blog vive (ci ho fatto anche la grafica nuova)

giovedì 6 ottobre 2011

Stay hungry, stay foolish





Incredibile come un uomo solo possa muovere così tanto non solo le emozioni di molti, ma la storia. E' quello che ha fatto Steve Jobs, capace di guardare avanti (a volte forse "troppo"), senza fermarsi al possibile o allo scontato. Non posso dirmi un malato di Mac, anche se possiedo un iMac, iPhone e 2 iPod. Però mi ricordo che a scuola c'erano dei Mac e io che a casa avevo un PC trovavo strano quell'affare, ma in un certo modo affascinava, perché sembrava essere una religione e il mio maestro ne era un sacerdote. Jobs ha dato vita non solo a prodotti, ma a una filosofia che segue il concetto “Most people make the mistake of thinking design is what it looks like. That’s not what we think design is. It’s not just what it looks like and feels like. Design is how it works.” 


Le implicazioni sociali ed economiche saranno tante, poche...non lo so. Quello che so è che senza di lui da oggi saremo un po' meno brillanti...un po' meno folli. 
Goodbye Steve


I am honored to be with you today at your commencement from one of the finest universities in the world. I never graduated from college. Truth be told, this is the closest I've ever gotten to a college graduation. Today I want to tell you three stories from my life. That's it. No big deal. Just three stories.
The first story is about connecting the dots.
I dropped out of Reed College after the first 6 months, but then stayed around as a drop-in for another 18 months or so before I really quit. So why did I drop out?
It started before I was born. My biological mother was a young, unwed college graduate student, and she decided to put me up for adoption. She felt very strongly that I should be adopted by college graduates, so everything was all set for me to be adopted at birth by a lawyer and his wife. Except that when I popped out they decided at the last minute that they really wanted a girl. So my parents, who were on a waiting list, got a call in the middle of the night asking: "We have an unexpected baby boy; do you want him?" They said: "Of course." My biological mother later found out that my mother had never graduated from college and that my father had never graduated from high school. She refused to sign the final adoption papers. She only relented a few months later when my parents promised that I would someday go to college.
And 17 years later I did go to college. But I naively chose a college that was almost as expensive as Stanford, and all of my working-class parents' savings were being spent on my college tuition. After six months, I couldn't see the value in it. I had no idea what I wanted to do with my life and no idea how college was going to help me figure it out. And here I was spending all of the money my parents had saved their entire life. So I decided to drop out and trust that it would all work out OK. It was pretty scary at the time, but looking back it was one of the best decisions I ever made. The minute I dropped out I could stop taking the required classes that didn't interest me, and begin dropping in on the ones that looked interesting.
It wasn't all romantic. I didn't have a dorm room, so I slept on the floor in friends' rooms, I returned coke bottles for the 5¢ deposits to buy food with, and I would walk the 7 miles across town every Sunday night to get one good meal a week at the Hare Krishna temple. I loved it. And much of what I stumbled into by following my curiosity and intuition turned out to be priceless later on. Let me give you one example:
Reed College at that time offered perhaps the best calligraphy instruction in the country. Throughout the campus every poster, every label on every drawer, was beautifully hand calligraphed. Because I had dropped out and didn't have to take the normal classes, I decided to take a calligraphy class to learn how to do this. I learned about serif and san serif typefaces, about varying the amount of space between different letter combinations, about what makes great typography great. It was beautiful, historical, artistically subtle in a way that science can't capture, and I found it fascinating.
None of this had even a hope of any practical application in my life. But ten years later, when we were designing the first Macintosh computer, it all came back to me. And we designed it all into the Mac. It was the first computer with beautiful typography. If I had never dropped in on that single course in college, the Mac would have never had multiple typefaces or proportionally spaced fonts. And since Windows just copied the Mac, it's likely that no personal computer would have them. If I had never dropped out, I would have never dropped in on this calligraphy class, and personal computers might not have the wonderful typography that they do. Of course it was impossible to connect the dots looking forward when I was in college. But it was very, very clear looking backwards ten years later.
Again, you can't connect the dots looking forward; you can only connect them looking backwards. So you have to trust that the dots will somehow connect in your future. You have to trust in something — your gut, destiny, life, karma, whatever. This approach has never let me down, and it has made all the difference in my life.
My second story is about love and loss.
I was lucky — I found what I loved to do early in life. Woz and I started Apple in my parents garage when I was 20. We worked hard, and in 10 years Apple had grown from just the two of us in a garage into a $2 billion company with over 4000 employees. We had just released our finest creation — the Macintosh — a year earlier, and I had just turned 30. And then I got fired. How can you get fired from a company you started? Well, as Apple grew we hired someone who I thought was very talented to run the company with me, and for the first year or so things went well. But then our visions of the future began to diverge and eventually we had a falling out. When we did, our Board of Directors sided with him. So at 30 I was out. And very publicly out. What had been the focus of my entire adult life was gone, and it was devastating.
I really didn't know what to do for a few months. I felt that I had let the previous generation of entrepreneurs down - that I had dropped the baton as it was being passed to me. I met with David Packard and Bob Noyce and tried to apologize for screwing up so badly. I was a very public failure, and I even thought about running away from the valley. But something slowly began to dawn on me — I still loved what I did. The turn of events at Apple had not changed that one bit. I had been rejected, but I was still in love. And so I decided to start over.
I didn't see it then, but it turned out that getting fired from Apple was the best thing that could have ever happened to me. The heaviness of being successful was replaced by the lightness of being a beginner again, less sure about everything. It freed me to enter one of the most creative periods of my life.
During the next five years, I started a company named NeXT, another company named Pixar, and fell in love with an amazing woman who would become my wife. Pixar went on to create the worlds first computer animated feature film, Toy Story, and is now the most successful animation studio in the world. In a remarkable turn of events, Apple bought NeXT, I returned to Apple, and the technology we developed at NeXT is at the heart of Apple's current renaissance. And Laurene and I have a wonderful family together.
I'm pretty sure none of this would have happened if I hadn't been fired from Apple. It was awful tasting medicine, but I guess the patient needed it. Sometimes life hits you in the head with a brick. Don't lose faith. I'm convinced that the only thing that kept me going was that I loved what I did. You've got to find what you love. And that is as true for your work as it is for your lovers. Your work is going to fill a large part of your life, and the only way to be truly satisfied is to do what you believe is great work. And the only way to do great work is to love what you do. If you haven't found it yet, keep looking. Don't settle. As with all matters of the heart, you'll know when you find it. And, like any great relationship, it just gets better and better as the years roll on. So keep looking until you find it. Don't settle.
My third story is about death.
When I was 17, I read a quote that went something like: "If you live each day as if it was your last, someday you'll most certainly be right." It made an impression on me, and since then, for the past 33 years, I have looked in the mirror every morning and asked myself: "If today were the last day of my life, would I want to do what I am about to do today?" And whenever the answer has been "No" for too many days in a row, I know I need to change something.
Remembering that I'll be dead soon is the most important tool I've ever encountered to help me make the big choices in life. Because almost everything — all external expectations, all pride, all fear of embarrassment or failure - these things just fall away in the face of death, leaving only what is truly important. Remembering that you are going to die is the best way I know to avoid the trap of thinking you have something to lose. You are already naked. There is no reason not to follow your heart.
About a year ago I was diagnosed with cancer. I had a scan at 7:30 in the morning, and it clearly showed a tumor on my pancreas. I didn't even know what a pancreas was. The doctors told me this was almost certainly a type of cancer that is incurable, and that I should expect to live no longer than three to six months. My doctor advised me to go home and get my affairs in order, which is doctor's code for prepare to die. It means to try to tell your kids everything you thought you'd have the next 10 years to tell them in just a few months. It means to make sure everything is buttoned up so that it will be as easy as possible for your family. It means to say your goodbyes.
I lived with that diagnosis all day. Later that evening I had a biopsy, where they stuck an endoscope down my throat, through my stomach and into my intestines, put a needle into my pancreas and got a few cells from the tumor. I was sedated, but my wife, who was there, told me that when they viewed the cells under a microscope the doctors started crying because it turned out to be a very rare form of pancreatic cancer that is curable with surgery. I had the surgery and I'm fine now.
This was the closest I've been to facing death, and I hope it's the closest I get for a few more decades. Having lived through it, I can now say this to you with a bit more certainty than when death was a useful but purely intellectual concept:
No one wants to die. Even people who want to go to heaven don't want to die to get there. And yet death is the destination we all share. No one has ever escaped it. And that is as it should be, because Death is very likely the single best invention of Life. It is Life's change agent. It clears out the old to make way for the new. Right now the new is you, but someday not too long from now, you will gradually become the old and be cleared away. Sorry to be so dramatic, but it is quite true.
Your time is limited, so don't waste it living someone else's life. Don't be trapped by dogma — which is living with the results of other people's thinking. Don't let the noise of others' opinions drown out your own inner voice. And most important, have the courage to follow your heart and intuition. They somehow already know what you truly want to become. Everything else is secondary.
When I was young, there was an amazing publication called The Whole Earth Catalog, which was one of the bibles of my generation. It was created by a fellow named Stewart Brand not far from here in Menlo Park, and he brought it to life with his poetic touch. This was in the late 1960's, before personal computers and desktop publishing, so it was all made with typewriters, scissors, and polaroid cameras. It was sort of like Google in paperback form, 35 years before Google came along: it was idealistic, and overflowing with neat tools and great notions.
Stewart and his team put out several issues of The Whole Earth Catalog, and then when it had run its course, they put out a final issue. It was the mid-1970s, and I was your age. On the back cover of their final issue was a photograph of an early morning country road, the kind you might find yourself hitchhiking on if you were so adventurous. Beneath it were the words: "Stay Hungry. Stay Foolish." It was their farewell message as they signed off. Stay Hungry. Stay Foolish. And I have always wished that for myself. And now, as you graduate to begin anew, I wish that for you.
Stay Hungry. Stay Foolish.
Thank you all very much.

The last bite

Non ci sarà iPhone che possa sostituire il suo genio. Stay hungry, stay foolish. Thank you e goodbye.
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