lunedì 24 ottobre 2011

Facciamo a chi muore di più?




E' morto un ragazzo. Un motociclista. Uno sportivo. Un personaggio pubblico. Un campione del mondo. Un sicuro futuro campione di MotoGP. Direi che questo è l'ordine corretto per definire Marco Simoncelli, andatosene dopo l'incidente bastardo di ieri.
Come spesso succede in questi momenti i vari social si sono popolati di link, frasi e foto per ricordare il Sic. E i soliti buonisti hanno pensato bene di essere superiori ricordando le vittime del tremendo terremoto che ha sconvolto la Turchia.

La matematica non mi è mai piaciuta (eppure ho fatto lo scientifico) e il "vincono i morti dell'Anatolia perché sono dippiù" mi irrita. Mi irrita il voler risultare "migliori" perché ci si ricorda delle vittime turche piuttosto che di uno che è morto facendo il suo lavoro.
Scusate, ma io sono tra quelli che si commuove per uno come Simoncelli. E non vuol dire che me ne sbatta delle anonime vittime del terremoto. Prego per loro così come prego per il Sic.

Non è più importante, semplicemente lui (assieme a molti altri) "entrava" in casa nostra quasi ogni domenica e ci emozionava. Gli appassionati gioivano e piangevano con lui. Io da par mia mi incazzavo per le sue cadute. E ho sperato che riuscisse a vincere una gara in MotoGP. E ora che non c'è più permettete che il dolore ci sia, per parenti, amici e semplici appassionati.

Non paragono certo i dolori dei tifosi a quello di chi ha perso qualcuno che amava. E non mi importa se per un incidente in gara o per un terremoto. Nessuno si è cercato la morte. E la scomparsa improvvisa genera sempre dolore. In tutti e in modi che nessuno può giudicare.

Nessuno vuole criticare le scelte altrui e il tipo di dolore, lo sconvolgersi per diverse tragedie. Anche per Steve Jobs internet si è popolata di post, status, tweet etc...a ricordo del signore della mela morsicata. Eppure anche quel giorno sono morte persone. Non sotto un terremoto. Ma le tragedie ci sono (aimè) quotidianamente. Eppure ce ne ricordiamo solo quando ne parla un mezzo di informazione. Il silenzio che avvolge le quotidiane morti dei popoli che non fanno notizia sono snobbate. Meglio omologarsi, e non importa a cosa. L'omologazione dell'essere "contro".
E' omologarsi a chi protesta per la pena di morte negli USA, ma si dimentica dell'indefesso lavoro dei boia cinesi. E' il piangere per le vittime civili in Iraq, ma far finta di nulla davanti all'inarrestabile dittatura di uno stato del corno d'Africa.


Io allora preferisco essere coerente nella mia apparente ipocrisia. Postare un mio articolo sulla tragica morte di uno sportivo piuttosto che un link a un articolo di altri sul terremoto turco (che non snobbo nei pensieri).

Mi ricordo però quotidianamente dei fratelli eritrei. E non cerco su internet notizie tragiche di gente anonima per poi pontificare sull'altrui cinismo e ipocrisia volendo fare bella figura. Essere protagonisti dei nostri pensieri e non demandarli alla voglia di essere alternativi. Forse è questo il "segreto" per non risultare bronzei ipocriti del sempre "contro".

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