mercoledì 21 maggio 2008

Non è mai troppo tardi

Due uomini, uno ricco ricco ricco (Nicholson) e un meccanico (Freeman), scoprono di avere un cancro incurabile e che rimangono loro solo pochi mesi di vita.
Incontratisi per caso nella stanza di una clinica, decidono di compiere un viaggio che permetta loro di togliersi tutti gli sfizi che non hanno potuto godersi nel corso della loro vita.
Un film sulla morte insomma, o meglio, un film su come prepararsi alla morte, come affrontarla.
I presupposti ci sono tutti: un tema impegnativo, 2 ottimi attori e il fatto che questa sia una commedia, quindi niente pesantezza e melassa ridotta ai minimi sindacali.
Purtroppo tutte queste attese si rivelano disilluse, perchè gran parte del film si occupa di far vedere ciò che si può fare con tantissimi soldi.
I dialoghi non pungono nè graffiano, le potenzialità di Freeman e Nicholson sono come castrate (la faccia luciferina di Nicholson è sempre quella, bellissima, ma ormai troppo inflazionata).
Il personaggio è ormai sempre lo stesso (Qualcosa è cambiato, Tutto può succedere) e qui non c'è nemmeno il passaggio graduale da burbero a buono; è solo un ibrido a metà strada tra i due caratteri dei suoi personaggi dei sopracitati film.
Il personaggio di Freeman è debole e senza quel qualcosa che lo possa aiutare a dare di più.
Un vecchio buono come il pane, onesto, bravo etc...utile solo per far da spalla al collega.
L'unico che forse rischia di salvarsi è Sean Hayes (il mitico Jack di "Will&Grace") nella parte dell'aiutante di Nicholson, ma non basta.
Tutto è solo accennato e una qualsiasi riflessione è lasciata perdere perchè bisogna proseguire con questa scialba storia e trascinarla fino alla fine.
Solo nei minuti finali c'è spazio per qualche lacrimuccia (difficile da trattenere), ma non può essere sufficiente.
Certo, non tutti i film devono portare lo spettatore a riflessioni profonde sulla vita e sul suo significato, ma limitarsi ad accenni è da criminali, perchè si illude lo spettatore, lasciandolo si commosso alla fine, ma anche con un po' di amaro in bocca, come di fronte ad uno studente che "è bravo, ma se si applicasse potrebbe dare molto di più".
Delusione.

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